Cercola (Na) – Quello svolto nella giornata di ieri, 12 giugno 2024, è stato il primo consiglio comunale celebrato dopo lo scandalo giudiziario che ha coinvolto il mondo politico locale a seguito dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli sul voto di scambio politico – mafioso alle elezioni comunali del maggio 2023. L’intervento in seduta pubblica dell’ex sindaco Luigi Di Dato, attualmente consigliere comunale dell’opposizione, ha mostrato un’incomprensibile critica all’attività dei magistrati partenopei, ecco quanto Luigi Di Dato ha esposto testualmente: “… mi corre l’obbligo di ricordare a tutto il consiglio comunale di essere vicino, moralmente e fisicamente, in tutti i modi possibili, al nostro ex candidato sindaco Antonio Silvano, ma anche all’ex assessore/architetto Ciro Manferlotti, a mio avviso, sono stati improvvidamente coinvolti in tutta questa attività…attività che non discuto questa mattina perchè è un’attività legata all’attività che fanno i magistrati, che ha fatto il pubblico ministero, ha messo in piedi Gratteri, e, soprattutto per quelle che sono le narrazioni giornalistiche….” Dalle parole espresse da Luigi Di Dato in consiglio comunale emerge una chiara insofferenza dello stesso rispetto all’attività giudiziaria che stanno conducendo i magistrati napoletani, non sono ancora concluse le indagini, ma Luigi Di Dato sfoggia un rilievo insensato agli investigatori, accusandoli, presumibilmente, di essere incauti e avventati nel coinvolgere nell’inchiesta Ciro Maferlotti e Antonio Silvano. Dagli interventi degli altri componenti del centrosinistra locale presenti in consiglio comunale non è stato avvertito il sostegno all’attività giudiziaria in corso, ci si aspettava una sorta di istituzionale: “confidiamo nel lavoro della magistratura”.
L’ex assessore Ciro Manferlotti, delegato di lista di Europa Verde, e il candidato sindaco del centrosinistra Antonio Silvano, due architetti di professione, risultano essere due tra i quindici indagati dell’inchiesta condotta dai pubblici ministeri John Woodcok e Stefano Capuano, che ha visto emettere, lo scorso 6 maggio, dal Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Napoli anche sette misure cautelari di restrizione della libertà, tra i colpiti dalle misure risulta essere il consigliere della sesta municipalità di Napoli, oggi sospeso, Sabino De Micco; la sorella di Sabino De Micco Giusy De Micco, candidata al consiglio comunale di Cercola in Europa Verde e Antonietta Ponticelli, all’epoca dei fatti, secondo quanto riportato nell’ordinanza di custodia cautelare dai magistrati, era, insieme ai fratelli Fusco, la reggente del clan camorristico “Fusco – Ponticelli“. Le accuse dei pubblici ministeri ad Antonio Silvano si riferiscono al presunto tentativo di favorire la penetrazione dei clan camorristici nelle istituzioni comunali e presumibilmente di non aver fermato il voto di scambio che avrebbe alimentato Sabino De Micco, quest’ultimo, secondo la Procura della Repubblica di Napoli, avrebbe acquistato voti per la sorella da esponenti della criminalità locale. Mentre Ciro Manferlotti, delegato di lista di Europa Verde, avrebbe consentito di nominare Antonietta Ponticelli rappresentante di lista del partito di Francesco Emilio Borrelli, nonostante fosse stata colpita da una sentenza irrevocabile di associazione a delinquere di stampo mafioso, dalla quale scaturì anche la sanzione accessoria di interdizione perpetua dai pubblici uffici, fatto che non avrebbe potuto consentire di ricoprire il ruolo di pubblico ufficiale nei seggi elettorali nel corso delle elezioni amministrative di maggio 2023. Le accuse mosse dai pubblici ministeri non sarebbero del tutto infondate, quindi, potrebbe anche risultare essere legittima la vicinanza morale e fisica ai due indagati di Luigi Di Dato, da discutere se fosse il caso di esprimerla nel consesso pubblico dei rappresentanti del popolo, quest’ultimo ancora ferito da queste notizie, ma quello che non si riesce a capire è la ragione di questa critica pubblica ai magistrati. Manco negli interventi di Salvatore Carrotta e Marco Picardi. atri due esponenti del centrosinistra locale, si è alzato forte e chiaro il sostegno alla magistratura napoletana.
La seduta consiliare è stata aperta dagli interventi dei consiglieri comunali di maggioranza Pasquale Esposito (Fare X Cercola) e Fabio Miracolo (Free Cercola) che hanno mostrato il loro disappunto rispetto alle notizie circolate anche sul piano nazionale rispetto all’inchiesta giudiziaria in corso. Dai banchi dell’opposizione sono volati gli stracci e il consigliere comunale di Città Futura Marco Picardi ha ribaltato l’accusa riportando le notizie giornalistiche che, partendo dall’analisi dell’ordinanza di custodia cautelare del GIP del Tribunale di Napoli Marco Carbone, si è anche ventilata una presunta maggiore capacità corruttiva al ballottaggio dei grandi elettori -nessuno risulta ad oggi indagato – della coalizione che ha sostenuto il sindaco Biagio Rossi e, inoltre, lo stesso Picardi ha riferito anche del processo sul voto di scambio alle regionali 2020 incardinato al Tribunale di Nola , teatro del misfatto, ancora una volta, sono i seggi elettorali di Caravita, giudizio che vede imputato anche un ex consigliere comunale Giuseppe Romano, oltre al consigliere regionale Carmine Mocerino. Marco Picardi, nel corso del dibattito consiliare, ha alluso al fatto che Romano avrebbe sostenuto il sindaco Biagio Rossi e Luigi Sorrentino , candidato al consiglio comunale in Liberi e Forti. Marco Picardi, espressione della sinistra locale, ha la memoria corta: Giuseppe Romano è stato suo alleato di banco nella maggioranza per 4 anni dal 2018 al 2022, eletto nella lista La Rinascita di Caravita che sostenne l’ex sindaco Vincenzo Fiengo . Stracci volati, fatti già conosciuti.
Assenti in questa seduta consiliare Vincenzo Fiengo, non avrebbe ricevuto la notifica della convocazione del consiglio comunale, e Vincenzo Barone, consigliere comunale di Movimento Democratico, il quale, non indagato, avrebbe una posizione molto delicata: dalle intercettazioni effettuate dalla Direzione Distrettuale Antimafia emerge che sarebbe protagonista di una presunta soffiata al gruppo che presumibilmente stava operando il voto di scambio alle comunali del 2023, relativamente ad un’indagine della Tenenza dei Carabinieri sui fratelli De Micco ed alcuni esponenti camorristici della zona, fatto che avrebbe pregiudicato parte dell’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia.