Cercola. Inchiesta Antimafia sul voto di scambio, il sindaco Rossi accusa Fiengo: “Conoscevi personalmente i soggetti  indagati.” L’ex sindaco Fiengo replica: “Festeggiavi la tua vittoria elettorale con due persone  a processo” La città sotto shock

Cercola (Na) – La città è in ginocchio, rappresentata incredibilmente da politici che si accusano tra di loro e che non mostrano la sensibilità di aspettare l’esito delle indagini della Procura della Repubblica di Napoli, guidata da Nicola Gratteri, riguardante il presunto voto di scambio politico mafioso alle scorse elezioni comunali che ha visto sette arresti e 15 indagati. Il sindaco Biagio Rossi mette benzina sul fuoco accusando a chiare lettere che, come emergerebbero da ricostruzioni giornalistiche, il sindaco Vincenzo Fiengo conoscesse personalmente esponenti del clan camorristico locale impegnati nella campagna elettorale, tant’è vero che lo chiamavano confidenzialmente con il nome di Enzuccio. L’ex fascia tricolore Vincenzo Fiengo non ha negato la conoscenza diretta dei soggetti indagati, ma ha buttato la palla nella metà campo di Rossi accusandolo di aver festeggiato la sua vittoria elettorale con due suoi grandi elettori a giudizio presso il Tribunale di Nola per il voto di scambio alle regionali del 2020. Insomma, stracci che volano, credibilità delle istituzioni municipali ai minimi termini.

IL SINDACO BIAGIO ROSSI: “FIENGO, HAI UNA RESPONSABILITA’ POLITICA GRAVISSIMA, TI CHIAMAVANO ENZUCCIO… DOVEVATE STARE ATTENTI! “Secondo me – ecco cosa dichiara testualmente in consiglio comunale il sindaco Biagio Rossi in un consiglio comunale non è che si deve parlare di una vicenda giudiziaria, però, della responsabilità politica che è una cosa completamente diversa da quella giudiziaria… si può essere innocenti per la legge, ma, probabilmente sbagliare dal punto di vista politico, può non essere un reato candidare una persona, non compiere nessun atto illegale per il tramite di questa persona, però, politicamente è complicato spiegare determinate persone perchè sono state candidate ed altre non candidate… il problema c’è se qualcuno conosceva le relazioni di questa persona con la camorra, perchè se si, allora il problema politico è perchè si è permesso di candidarla, il problema non è quello che potenzialmente potrebbe essere successo o non successo dopo, perchè probabilmente può essere pure che non è successo niente di illegale, ma il problema politico è visto che c’è un articolo di giornale – riferendosi al consigliere Vincenzo Fengo – che riporta che tu sei chiamato da queste persone con il nomignolo Enzuccio, lascia intendere che ci sia una conoscenza quanto meno personale. Non significa niente dal punto di vista legale, ma dal punto di visto politico può essere imbarazzante nel momento in cui tu dici la camorra è una montagna di merda. Perchè allora non si deve permettere a nessuna persona collegabile con la camorra di potersi candidare in uno schieramento, poi, se questo avviene all’insaputa delle persone è giusto e lecito che ognuno di noi vada a denunciare perchè in questo caso non sono un proponente , ma sono parte lesa se , invece, c’è una conoscenza di quegli individui e si sa che ci sono determinati tipi di rapporti , ci sarà stato qualcuno che non lo sa ma qualora ci fosse stato solo uno a conoscenza politicamente è profondamente grave. perchè si sarebbe dovuto fare l’impossibile affinchè questa cosa non accadesse e non sto parlando del reato in se, ma si doveva fare di tutto affinchè determinate candidature non venissero fatte. Il ragionamento politico di Rossi esposto durante la seduta pubblica di consiglio comunale potrebbe essere condivisibile fino al momento in cui, però, non pone la questione della mancata attività di denuncia a determinati soggetti, riconducibili ai clan camorristici locali, nel momento in cui si è venuto a conoscenza che stessero inquinando le elezioni comunali. A seguito di un’intercettazione captata dagli investigatori della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli presso la scuola De Luca Picione, seggio elettorale del centro storico, emergerebbe che lo stesso Vincenzo Fiengo, insieme ad esponenti del clan “Fusco -Ponticelli”, avrebbe concordato un’azione sulla turnazione relativa alla presenza fuori ai seggi della squadra che sosteneva il candidato sindaco Antonio Silvano, indagato, per questa vicenda giudiziaria. Il sindaco Biagio Rossi ha inteso accusare di grave responsabilità politica la coalizione del centrosinistra per aver intrattenuto raporti con esponenti dei clan camorristici locali e candidato Giusy De Micco, nella lista Europa Verde di Francesco Emilio Borrelli, legata a tali esponenti. L’ex sindaco Vincenzo Fiengo, comunque, al momento non risulta essere indagato.

L’EX SINDACO VINCENZO FIENGO: “BIAGIO RO…. CON ME NE DEVI MANGIARE DI PANE! SUL TUO CAMION A FESTEGGIARE SOGGETTI INDAGATI!” “Probabilmente – ha spiegato in consiglio comunale Vincenzo Fiengo le persone che mi conoscono mi chiamano Enzuccio, perchè io vivo da 44 anni questi territori svolgo una professione ed ho fatto per nove anni il sindaco , quando hanno bussato alla mia porta erano chiaramente delle persone che avevano delle criticità, immediatamente mi sono raccordato anche con le autorità rispetto a quello che doveva essere il mio modus operandi.. – poi Vincenzo Fiengo ha accusato il sindaco Biagio Rossi. Tu ti sei portato a bordo persone che erano già indagate, erano state rinviate a giudizio, stavano sul tuo camion a festeggiare in quella parata di uno dei momenti più piccoli di Cercola, stavano conte. ora ti ricordi che io sono Enzuccio … Biagio Ro… con me ne devi mangiare di pane..” L’ex sindaco Vincenzo Fiengo si riferisce , presumibilmente, anche a Giuseppe Romano, ex consigliere di maggioranza de La Rinascita di Caravita del secondo governo Fiengo, che in questa tornata elettorale, invece, ha sostenuto la coalizione del sindaco Rossi. Giuseppe Romano oggi è sotto processo al Tribunale di Nola, accusato dai pubblici ministeri nolani di voto di scambio effettuato alle scorse elezioni regionali, sempre nei seggi delle case popolari di Caravita, a sostegno del consigliere regionale Carmine Mocerino, anche lui a processo. Per onor di cronaca all’epoca dei fatti riguardanti il presunto voto di scambio alle regionali Giuseppe Romano era consigliere di maggioranza a sostegno del sindaco Fiengo, sedendo al fianco di Biagio Rossi negli scranni dell’assise cittadina. Insomma, uno stillicidio di brutture elettorali che fotografano uno spaccato di storia politico amministrativo del territorio di Cercola che ha tutte le caratteristiche di entrare di diritto come il peggiore momento della storia politica di Cercola.

Resta critica la posizione del consigliere comunale di opposizione Vincenzo Barone, non indagato, che risulta essere assente da tre sedute di consiglio comunale, proprio quelle successive alla diffusione della notizia dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli sul voto id scambio politico mafioso alle elezioni di maggio 2023. L’ex vicesindaco e presidente del consiglio comunale Vincenzo Barone, come emerge dalle risultanze dell’ordinanza di custodia cautelare del 6 maggio 2024, avrebbe informato di un’indagine della Tenenza dei Carabinieri sul voto di scambio proprio il gruppo che sosteneva la candidata di Europa Verde Giusy De Micco, parliamo del fratello Sabino De Micco, Antonietta Ponticelli, figlia del boss ergastolano Gianfranco Ponticelli, rappresentante di lista di Europa Verde, e di altri pregiudicati riconducibili ai clan locali: tutti indagati.

Al lavoro la Commissione Parlamentare Antimafia, presieduta da Chiara Colosimo, braccio destro di Giorgia Meloni: l’attività riguarda l’acquisizione di tutti i documenti necessari al fine di verificare il pericolo di una potenziale infiltrazione mafiosa al comune di Cercola.