Cercola (Na) – Da tre anni la Parrocchia Immacolata Concezione di Cercola è il punto di partenza per il servizio di preparazione e distribuzione di pasti svolto dal gruppo “Una Goccia nell’Oceano”. Con l’aiuto indispensabile dei componenti di questo spontaneo sodalizio solidale, spesso provenienti anche da altri gruppi parrocchiali, si preparano i pasti pasti caldi, ad opera di volontari silenziosi che lavorano dietro le quinte, mentre un’altra parte del gruppo si dà appuntamento ogni lunedì sera al fine di raccogliere i pasti e portarli in quello che ormai è diventato, a pieno titolo, uno dei luoghi nevralgici della povertà napoletana: la Stazione Centrale di Piazza Garibaldi.
Lo scenario abituale che si presenta all’arrivo, previsto intorno alle ore 20.00, risulta essere quello di una fila più o meno ordinata che si forma nel piazzale antistante la stazione (per intenderci, nei pressi del presidio militare di Piazza Garibaldi n.d.r.). All’arrivo delle auto alcuni sguardi sono già rivolti alla strada, ormai la distribuzione dei pasti è diventata momento ricorrente della routine di queste anime sfortunate e, se ciò non bastasse a confermarlo, la loro puntuale presenza si evidenzia ben prima dell’inizio di distribuzione dei provvidenziali pasti caldi. La consegna viene intesa come una una sorta di ‘catena di montaggio alimentare’: si parte dal piatto principale, poi si passa agli stuzzichini forniti da alcune attività commerciali che sostengono il progetto, ed infine una o più bottigline di acqua naturale. Spesso accade che qualcuno una volta che ha fatto scorta di questi alimenti si dilegua, in altri casi, invece, qualcun altro inizia a consumare il proprio pasto nei paraggi sperando in un secondo giro e chi, esasperato, vuole attaccar briga. Un altro caso emerge dal fatto alcuni soggetti che giungono alla fine della fila, rimangono in attesa della possibilità di poter scambiare una parola con i volontari presenti: a ‘piagare’ questa gente piomba anche la povertà relazionale.
Nel raccontare le attività di un gruppo di distribuzione di pasti, si può pensare che chi vive, per una ragione o un’altra, in una situazione di disagio per le strada di Napoli abbia un solo e più grave problema: la fame. Non si avrebbero tutti i torti. Ma questa è anche una fame sociale. Queste persone sono vittime di una scarsa igiene, dei loro vizi e del pregiudizio sociale scaturito dai primi due fattori e che li frena dinanzi a qualunque opportunità sociale. Sono molte le associazioni che a Napoli e nell’area metropolitana hanno capito questa problematica, tuttavia sorge spontaneo chiedersi: è compito esclusivo di esse risolvere questa situazione? Assolutamente no, e non è tantomeno nelle possibilità di alcuna associazione porre fine ai problemi del proprio territorio. Ciò che un’associazione può fare è sensibilizzare con i propri sforzi verso una determinata situazione, compete alle istituzioni pubbliche agire in maniera permanente attraverso politiche sociali pertinenti e progetti fondati sulla conoscenza in prima persona del fenomeno in questione.