Ercolano. Oltre 200 pasti, ogni martedì, vengono distribuiti in diverse zone di Napoli dal gruppo parrocchiale de ‘Il Samaritano’. Anche due alloggi a disposizione per i senza fissa dimora

Ercolano (Na) – Da Ercolano un’opportunità per le persone senza fissa dimora, a parlarcene sono Alessia e Luca del gruppo di volontariato parrocchiale “Il Samaritano”: “Operiamo sia sul territorio di Napoli che su quello di Ercolano portando pasti e mettendo a disposizione due alloggi. Non solo volontariato, ma anche una possibilità per conoscere e fare amicizia”.

Ogni martedì dalla Basilica di S. Maria di Pugliano partono verso molte zone di Napoli, tra cui la Stazione di Piazza Garibaldi, i volontari del gruppo parrocchiale “Il Samaritano”. Tra i 200 e 220 pasti (comprendenti panino, brioscina, succo e acqua ndr.) preparati da persone della parrocchia, o da familiari dei volontari, vengono distribuiti ogni settimana alle persone senza fissa dimora o, come piace chiamarli ai membri del Samaritano, i nostri “amici della stazione”. Noi di TuttoVesuvio abbiamo intervistato due dei volontari del Samaritano, Alessia e Luca, per capire com’è calarsi ogni settimana in questo servizio: “Tanti gruppi portano il pasto a Napoli, ciò che il Samaritano cerca di fare in maniera un po’ diversa da altri gruppi è stringere amicizia con queste persone, instaurare un legame di fiducia che poi sia alla base di qualcosa di più solido. Per farlo, come ci disse uno dei nostri amici, c’è bisogno di un cuore buono ma soprattutto di molta pazienza. Non mancano momenti di tensione, ma vanno innanzitutto compresi anzichè condannati”. Il Samaritano, inoltre, non distribuisce solo pasti ma mette a disposizione due alloggi sul territorio di Ercolano e organizza un pranzo mensile a cui possono partecipare le persone conosciute durante il servizio: “già una quarantina dei nostri amici della stazione partecipano ai pranzi che noi organizziamo. Molto spesso si crea una barriera tra loro e le altre persone, mentre questa è un’occasione per socializzare e conoscerli meglio”.

L’impegno del Samaritano nell’abbattere questa barriera si rispecchia anche nella vita personale dei membri. Gli intervistati ci tengono a sottolineare come: “alcuni dei nostri amici hanno partecipato ad eventi importanti della nostra vita, proprio come dei familiari acquisiti, e anche noi li abbiamo accompagnati lungo percorsi in cui necessitavano di supporto”. D’altronde, come anche nelle nostre vite, non mancano momenti in cui il mondo sembra caderci addosso, momenti in cui non sapremmo come uscirne senza un volto amico a supportarci. Ed è proprio uno di questi momenti che Alessia e Luca hanno voluto riferire ai nostri taccuni: “qualche anno fa abbiamo accompagnato uno dei nostri amici in un percorso di malattia. Per quanto fosse difficile, il Samaritano non si risparmia neanche questo, lui ci voleva al suo fianco nonostante avesse una famiglia, considerava anche noi parte di essa. Pensa che quando scoprì della malattia non volle nemmeno avvisarne la figlia per non farla preoccupare, fu difficile ma necessario accompagnarlo fino alla fine”. Forse è proprio attraverso queste storie così complesse che si può finalmente recidere quel confine di pregiudizi che tracciamo tra le nostre vite e quelle dei nostri fratelli più sfortunati; attraverso queste vicende così forti si può davvero comprendere come siamo tutti accomunati dalle nostre fragilità, ma soprattutto dall’impegno che esercitiamo per lenirle. L’attività del Samaritano, come anche di altri gruppi, sono un invito a darci un’opportunità prima ancora di prestare servizio a chi ne ha bisogno: diamoci l’opportunità di sfinirci, di piangere e anche di rimanere delusi fintanto che ciò avrà come obiettivo la cura dell’altro, in qualunque contesto noi ci troviamo.