Cercola (Na) – Le elezioni europee sono state disertate da quasi due cercolesi su tre: ecco il dato più forte che si pone in modo dirompente del dibattito politico in città. Solo il 37% degli aventi diritti al voto – rispetto al 49% nazionale – si sono recati alle urna, complice in coinvolgimento di quasi tutti gli schieramenti nell’inchiesta giudiziaria della Procura della Repubblica di Napoli, guidata da Nicola Gratteri, sul voto di scambio politico – mafioso alle scorse comunali che lo scorso 6 maggio determinò sette arresti e 15 indagati, tra i quali , precisiamo indagati, anche il candidato sindaco del centrosinistra Antonio Silvano, architetto e componente della commissione locale per il paesaggio e l’ex assessore della Giunta Fiengo Ciro Manferlotti, delegato di lista di Europa Verde di Francesco Emilio Borrelli.
Alle case popolari di Caravita l’affluenza alle urna è stata ancora più bassa: il 28% degli aventi diritto al voto si sono recati alla sezione elettorale n. 14, mentre alla n.15 si arriva al 31% ed alla sezione elettorale n.16 il 29%. Questi dati , incredibilmente, supportano, a posteriori, quanto sostenuto dal Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Napoli Marco Carbone che nell’ordinanza di custodia cautelare del 6 maggio scorso raccontò così la situazione nel contesto di Cavita e delle case popolari: “: per incredibile che possa pensare, infatti, nella frazione Caravita del comune di Cercola la compravendita dei voti in occasione di ogni elezione è prassi a tal punto avvertita come necessario da parte dei protagonisti di ogni schieramento politico, oltre che accettata dagli elettori, diffusa e trasversale ad ogni schieramento….” La risposta dello Stato rispetto a quanto accaduto alle elezioni di maggio 2023 è stata pronta e visibile, tant’è vero che nei seggi bollenti del centro storico e di Caravita è risultata essere molto forte la presenza rassicurante dei militari della Tenenza dei Carabinieri di Cercola impegnati a controllare qualsiasi movimento che avrebbe potuto destare preoccupazione al fine di riportare nella normalità l’esercizio più nobile della democrazia moderna: le operazioni di voto.