Nel 1975 in Italia, le donne ottennero un diritto oggi dato per scontato: poter aprire un proprio conto corrente bancario senza il consenso del marito o del padre. Fu un passaggio storico verso l’emancipazione femminile, reso possibile dalla riforma del Diritto di Famiglia, che entrò in vigore nel settembre di quell’anno.
Fino ad allora, infatti, il Codice Civile considerava il padre o il marito, in quanto capo di famiglia, amministratore dei beni familiari, limitando l’autonomia delle donne.
Con la legge 151/1975 l’Italia compì un passo decisivo riconoscendo alle stesse la piena capacità giuridica e gestionale sul piano del patrimonio personale e familiare. Quella conquista aprì la strada ad una maggiore indipendenza economica e sociale per milioni di Italiane, segnando un importante cambiamento culturale.
A mezzo secolo di distanza vi è l’occasione di riflettere sui passi compiuti e su ciò che c’è ancora da fare. Secondo alcuni studi, ad esempio, nel nostro paese la gestione attiva di strumenti finanziari come i fondi, è ancora in gran parte affidata agli uomini, anche in caso di coppie; le donne, pur essendo spesso responsabili delle spese quotidiane e del bilancio familiare sono ancora poco coinvolte in decisioni legate alla gestione del patrimonio finanziario.
Alla base, al di là di alcuni retaggi culturali che probabilmente sono ancora duri a morire, vi è una carenza di educazione finanziaria rivolta alle donne ed anche alcuni aspetti economici concreti. Tra questi la differenza salariale che vige nel nostro paese e carriere più discontinue per le donne che limitano o ritardano la capacità di risparmio e di investimento delle stesse.
Eppure, nel mondo delle finanze, spesso percepito come freddo, eccessivamente competitivo e dominato da logiche “aggressive”, le donne portano un valore aggiunto che va ben oltre la parità numerica.
Aspetti ricorrenti nel mondo femminile come la capacità di mediazione, costruzione del consenso, attenzione alla condivisione, resilienza nel raggiungere gli obiettivi e la forte sensibilità sociale, sono elementi importanti in un’economia globale, sempre più interconnessa ed attenta all’impatto sociale. Pertanto, l’ingresso consapevole della componente femminile nei vari comparti del settore bancario e finanziario e la presenza nei team di consulenza finanziaria confermano la necessità di essere davvero al passo con i tempi; non per moda o per essere “politicamente corretti”, ma per creare sinergie nuove, efficaci e di più ampie vedute; auspicando che per i prossimi cinquanta anni si vedranno gli effetti positivi di una società equa e capace di migliorasi nella forma ma prima di tutto nella sostanza.