Una moderna favola per una riflessione sul tema della diversità e sull’accoglienza: Vizita, spettacolo di Davide Iodice, vesuviano di Pollena Trocchia e Cercola, è in cartellone il 7 dicembre alle 19 al Teatro Massimo di Cagliari dove inaugura la rassegna Questioni di Stile del Cedac Sardegna.
Una pièce poetica e visionaria, tratta dal romanzo La Visita Meravigliosa di H.G.Wells, uno dei padri della fantascienza.
“Questo progetto esiste da tantissimo tempo, io ho suggestioni che si accumulano nel cassetto, in attesa del momento adatto“, spiega all’ANSA Iodice, pluripremiato regista partenopeo, diplomato all’Accademia Silvio D’Amico di Roma con Andrea Camilleri, all’attivo collaborazioni con Carmelo Bene, Carlo Cecchi e con il Teatro di Leo.
Vizita – prosegue -, con testo di Fabio Pisano, uno dei migliori drammaturghi italiani, con cui collaboro spesso, tradotto in albanese dal poeta Zija Vuka, musiche originali di Lino Cannavacciuolo, luci di Loic Hamelin e elementi scenici di Divni Gushta, produzione Teatri Migjeni e Sardegna Teatro, racconta di un prete appassionato di ornitologia, che studia gli uccelli e va a caccia per impagliarli: un giorno spara ma cade dal cielo un vero e proprio angelo dell’arte italiana”.
Una storia paradossale che sembra però avere un esito quasi lieto. “Il prete lo porta nella sua canonica per curargli le ferite e l’angelo viene introdotto nella comunità, all’inizio – precisa il regista – accolto come una cosa miracolosa, un’attrazione, con uno straordinario talento per la musica, prende per la prima volta in mano un violino e suona una musica celestiale, ma poi come avviene per ciò che è strano, diverso, inizia ad apparire come mostruoso”.
In Vizita l’angelo rappresenta lo straniero, un profugo quindi o un migrante e pone quindi la questione, più che mai attuale e scottante nell’Europa contemporanea, dell’accoglienza.
“Nella scrittura scenica, partendo dal testo, attraverso le improvvisazioni, sono nate altre immagini – racconta Iodice – come quella di un angelo nel pollaio, una sorta di gabbia che ricorda le recinzioni dei centri di detenzione”.
Sotto i riflettori – oltre a Pjerin Vlashi (il prete) e Fritz Selmani (l’angelo) – Nikolin Ferketa, Raimonda Markja, Rita Gjeka Kacarosi, Julinda Emiri, Jozef Shiroka, Merita Smaja, Alexander Prenga e Vladimir Doda.
“Il teatro è un atto comunitario – chiarisce il regista, Premio Speciale Ubu 2024 per Pinocchio / che cos’è una persona? – non è un parlarsi addosso, ma una possibilità di vita più intensa, dove c’è ancora spazio per le emozioni e per la nostra fragilità”.
Fonte: Ansa.it
