Cercola (Na) – La questione del maxi abuso edilizio al Parco Edilfutura che sta determinando una potenziale incompatibilità del consigliere comunale Mario Paudice, anche vicepresidente del consiglio comunale, ha caratterizzato un “inquietante” intervento in seduta pubblica consiliare dell’ex sindaco Luigi Di Dato, utilizzando un linguaggio “guappesco”, non consono ad un rappresentante delle istituzioni pubbliche, avrebbe lanciato una serie di messaggi presumibilmente di sfida ai destinatari, al momento occulti. Ecco cosa ha detto Luigi Di Dato: ” … Non mi sono – è così intervenuto Luigi Di Dato in consiglio comunale – mai preoccupato di denunciare a mia volta , e conservo ancora le denunce, a firma anche di alcuni consiglieri comunali che sono anche presenti qua, ci tengo a precisare, questo lo voglio dire all’amico Paudice la querela non mi tange ne puoi fare quante te ne pare ……….. La denuncia non mi appartiene e vorrei da uomini… che le problematiche si affrontassero a viso aperto, sono stato costretto anche io a denunciare qualche volta, ma quando è stata infangata la mia persona, ……. sono stato costretto a farlo semplicemente perchè dovevo tutelare la mia immagine, ma semplicemente perchè non ho trovato di fronte personaggi tali da potersi confrontarsi a viso aperto con il sottoscritto avendone il coraggio, cosa che non hanno mai avuto, perchè ho avuto a che fare con una serie di vigliacchi la dico e me ne assumo la responsabilità in questo consiglio comunale… quando troverò uno capace di affrontarmi lo affonterò… ” A margine del nostro riascolto delle parole utilizzate dal consigliere comunale sorgono degli interrogativi preoccupanti: chi ha denunciato Luigi Di Dato, chi sono questi vigliacchi – così li descrive il matusalemme della politica cittadina – che non hanno il coraggio di affrontarlo a viso aperto e, soprattutto, cosa l’hanno fatto di così grave? Perchè l’inadeguato Giorgio Esposito, presidente del consiglio comunale, nel corso di questo nefasto monologo non lo ha interrotto? La libertà di espressione o di denuncia in questo territorio deve essere messa in soffitta perchè non si deve disturbare il manovratore o la stampella del manovratore stesso? In questo territorio di silenzi indotti e di narcotizzazione della storia politica, anche di quella violenta, si è già pagato un duro prezzo con la vergogna del Sequestro Cirillo, oggi chi sta alla guida della città, arrivando direttamente dalla parte attiva di quella parte di storia di Cercola sta cercando di costruire un altro silenzio che dura altri anni? Noi di TuttoVesuvio non ci stiamo, riporteremo ogni sgrammaticatura istituzionale nel dibattito pubblico, contateci.
La conclusione dell’intervento di Luigi Di Dato, a nostro avviso, dovrebbe entrare nel manuale della politica dei territori nel capitolo speciale “le cose da non dire in seduta pubblica di consiglio comunale”: se ho il cosidetto fianco sotto, mi sto serenamente zitto non aizzo polemiche, per intenderci. Il tentativo di giustificarsi nei confronti di Mario Paudice sostenendo che lo stesso (Luigi Di Dato n.d.,r.) e la minoranza non sono stati loro a rendere pubblico questo maxi abuso edilizio al Parco Edilfutura raggiunge vertici di imbarazzo politico davvero disarmanti. Ecco cosa ha detto testualmente Di Dato: “…voglio dire a Paudice, noi siamo venuti a conoscenza di questa questione (abusi edilizi al Parco Edilfutura n.d.r.) e perchè c’è stata un’autodenuncia , io tutto sapevo che c’era e fosse stato commesso questo abuso…. non faccio il detective…… come persona hai la mia solidarietà , come consigliere comunale ti devi assumere le tue responsabilità perchè sono emerse , sono emerse non per colpa mia e non per colpa della minoranza perchè c’è stato qualcuno che le ha tirate fuori e quando diventano pubbliche si corre ai ripari così come ho fatto io in varie sedi e in vari momenti .. e per la verità continuo a dire io non ho mai avuto a che fare con la giustizia… ” Altri interrogativi sorgono inquietanti a margine di questo suo intervento: come fa a sapere Luigi Di Dato che esista, eventualmente, un’autodenuncia per quel maxi abuso? Come risulta possibile che l’eventuale denuncia, notizia riservata perchè investe una questione giudiziaria, sia a conoscenza di Luigi Di Dato? Chi ha diffusa violando, presumibilmente, la segretezza degli atti riservati la notizia di una presunta autodenuncia esponendo di fatto il presunto autodenunciante a rischio di eventuali ritorsioni? Cosa succede al Municipio? Perchè Luigi Di Dati pubblicamente ha dovuto spiegare al Paudice, al sindaco Rossi ed agli altri della maggioranza che quest emersione pubblica dell’abuso – data 2017 – non sarebbe stato frutto di un intervento diretto delle minoranze? Lo stesso Luigi Di Dato teme delle ritorsioni? Perchè questo clima di ‘terrore’?
Chi vi scrive ha seguito giornalisticamente le vicende delle presunte criticità che hanno accompagnato la nascita e l’evoluzione della concessione edilizia di attrezzature private in area interesse pubblico ( C4) su di un fondo di proprietà di Luigi Di Dato, relativamente ad un costruzione di un fabbricato in zona RUA del Piano Paesistico dei comuni vesuviani. Diverse criticità hanno accompagnato la presunta rivalutazione di questo fondo perchè Di Dato negli anni di preparazione, approvazione ed esecuzione del vigente Piano Regolatore Generale è stato sindaco, assessore alla polizia municipale e cconsigliere comunale: si è sempre temuto il conflitto d’interesse. Sul piano urbanistico ha sempre tenuto banco la dubbia regolarità della concessione e le destinazioni maturate. In viale Cavour, essendo zona protetta dal vincolo del Piano Paesistico dei Comuni Vesuviano, in particolare, zona RUA, per le nuove costruzioni poteva essere prevista esclusivamente solo interventi di natura pubblica (scuole, chiese, ospedali, ecc) al 100% della superfice lorda del pavimento, invece, proprio la concessione edilizia palesò delle criticità in quanto fu rilasciata presumibilmente in contrasto con il vincolo R.U.A una C4, ossia il 30% della superficie lorda di pavimento destinato al terziario e commerciale. Inoltre anche le destinazioni di quel fabbricato, tra studi medici e simili restituirono dei dubbi anche alla luce di una sentenza del Tar Campania del dicembre 2020 rivolta alla struttura Magma Wellnes di via Europa che precisò che in Zona RUA le destinazioni studi professionali e medici, ecc, non erano applicabili in quanto in contrasto con le norme paesaggistiche sovrastanti il vigente Piano Regolatore Generale.